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sabato 27 dicembre 2014

I "10 Comandamenti" di Benigni: un caso emblematico di infezione del Sistema


Ho visitato da poco la mostra di Pierpaolo Mittica a Pordenone. Si tratta di alcuni reportage coi quali il fotografo mette in evidenza le profonde contraddizioni della società contemporanea e la disperazione, la povertà profonda in cui vivono intere popolazioni. Tra le altre foto, bambini e anziani che si guadagnano qualcosa nelle discariche a cielo aperto, cercando tra i rifiuti della società dei consumi quelli che possono di nuovo rientrare nel circuito.


Sono foto "di oggi", che ho visto proprio mentre si discuteva dei compensi milionari elargiti dalla RAI a Roberto Benigni per quella che a me è sembrata un'operazione finanziaria sicura, garantita dalla fideiussione resa con totale apatia da milioni di italiani.


Quattro milioni di euro netti si dice... - "Ma ne ha fatti guadagnare nove!"
Dopo il primo smarrimento tutto pare giustificato. - "Se li è guadagnati onestamente" - sento dire da qualche commentatore.

Ma non c'è proprio niente di giustificabile. Benigni ha fatto guadagnare la RAI, che già si finanzia con una tassa sul possesso del televisore, con nove milioni di euro versati dalle aziende per indurre all'acquisto di prodotti sul cui prezzo hanno già caricato i costi. Quei costi li paghi tu. Altri nove milioni di euro sono usciti dalle tasche di chi lavora faticosamente per essere immessi in un circuito parassitario che stiamo così continuando ad alimentare.

AL


la scuola di Stato e Don Milani

Quando nacque la scuola italiana, con il regio decreto legislativo del Regno di Sardegna n. 3725 del 13 novembre 1859, l'Italia "unita" non c'era ancora. Resisteva lo Stato Pontificio con la sua potenza culturale espressa nella capillare rete dei centri di istruzione cattolica. 

Il Regno aveva già una scuola pubblica sulla quale un "magistrato" vigilava al fine di evitare possibili ingerenze degli ordini religiosi. 

Qualche anno prima infondo le monarchie di tutto il mondo avevano (quasi) ottenuto la soppressione dell'ordine dei Gesuiti, da sempre dediti all'attività educativa: quello che si voleva era una scuola fortemente centralista che superasse le enormi differenze culturali della penisola. 

L'ostilità verso il progetto di Don Milani - e lo dico da non credente - fu a mio parere nient'altro che uno dei tanti episodi del perenne scontro tra Stato e Chiesa. Uno scontro che si tiene tutt'ora sulla pelle degli italiani e che ha impedito la nascita di una scuola veramente autonoma, espressione - come dev'essere! - di una specifica, diversificata, sensibilità sociale, politica e culturale.

AL